FotoRicordo IN/OUT

Ho grattato il fondo del mio archivio: più di questo non riesco a fare.

Non me ne vogliano coloro che appaiono nelle foto, son passati quasi 20 anni. Se a qualcuno dispiace me lo faccia sapere che provvedo.

La Stufa a legna.

Ovviamente la rete del gas non arrivava alle baite e pertanto si cucinava esclusivamente a legna.  C’erano comunque fornelli a gas per le emergenze, ma le bobmole veniva portate su “a braccia” ed in più persone … La Stufa ed il focolare venivano accesi ogna mattina  prestissimo e restavo accesi fino a sera inoltrata, o meglio si spegnevano da sole. Questa Stufa iniziava la giornata preparanto latte, the e un’enorme caffettiera di caffè, e la concludeva a tarda sera dopo aver fatto bollire il latte recuperato da “Ezio” (se non ricordo male) e Silda: i pastori.

Esprimeva comunque il suo meglio durante i giorni di permanenza del gruppo “uomini adulti” sotto la guida della sapienti mani di Pinuccio Sforza.

Ogni anno al termine della stagione era necessario smontare tutto: il tendone, il lavatoio, il lavatoio del ruscello, il gabinetto, il focolare, l’impianto idraulico, lo scarico della stufa e la stufa stessa, un grande lavoro che spesso veniva “profumatamente” riconosciuto. Purtroppo ho la maledetta abitudine di non mettere le date sulle foto, ma quest’annata probabilmente molti la ricorderanno nel gruppo uomini.

Ovviamente per quanto faticoso fosse portare il cibo dal paese alle baite, tutto a spalla nello zaino, il mangiare non è mai mancato: semplice, buono ed abbondante. Stufa e focolare lavoravano inonterrottamente da mattina a sera riuscendo persino a sfamare quasi un centinaio di persone. Se non ricordo male un anno siamo arrivati con un gruppo  a preparare 90 coperti.

Il “Cesso”

Giustamente tutto quello che entra prima o poi esce e quindi non va trascurato il secondo elemento essenziale per la buona riuscita del campo scuola: il cesso. Infaticabile lavoratore, coadiuato dalla capiente biologica, soddisfava quotidianamente un innumerevole quantità di desideri di “intimità” senza mai perdere un colpo.

Quindi nel suo più intimo particolare, scrupolosamente ogni anno, visto il notevole carico di lavoro passato e quello che avrebbe dovuto affrontare, veniva testato in ogni sua funzionalità

(Purtroppo non ricordo il nome del “collaudatore” ma mi sembra di ricordare fosse il padre di una mia coetanea).

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