8. Lo Spirito Santo

 (giovani, studenti e lavoratori)

Nuvola su Campertogno in centro valle

« Tu che vivi sei da Dio
la tua vita è soffio e germe di Dio.

Non permettere che tale soffio diventi vano,
che tale germe diventi sterile;
lascialo crescere ed espandersi,
fintanto che tutta la tua vita sia convertita,
coinvolta e inabissata nel vortice di Dio.
Tu sei dono del Padre e Figlio Suo.
Se vuoi essere beato vivi secondo quello che sei ».

Comunità del Cantico

LO SPIRITO SANTO

Parlare dello Spirito Santo implica sempre delle grandi difficoltà: l’origine di questo imbarazzo potrebbe forse essere il fatto che tocca il mistero della vita divina e umana, in cui la parola si scopre inadeguata nell’esprimere l’intimità e si ritrova balbettante ed imprecisa. Queste difficoltà però non ci devono fermare e, se anche il nostro tentativo risulterà incompleto, sarà sempre un passo per addentrarci nel mistero. Ma chi è lo Spirito Santo, questa terza persona della Trinità?

1)    Quando si parla del Padre e del Figlio emerge già dai loro nomi ciò che è proprio di ciascuno; quando si parla dello Spirito si ha invece l’impressione di essere ancora nel generico. Infatti in Gv 4, 24 si afferma che: « Dio è Spirito » e ciò sembra confermare questa genericità in quanto la parola « Spirito » è riferita a Dio in quanto tale: ma riflettendo su questa comunanza S. Agostino scopre una cosa interessante. Se lo Spirito Santo lo si denomina per mezzo di quello che è il divino di Dio (la sua alterità al mondo, comune al Padre e al Figlio) vuol dire che la sua identità è appunto quella di essere la « Comunione » tra Padre e Figlio. La sua originalità, il suo proprio è quello di essere unità. Nel dialogo tra Padre e Figlio che ricompone l’unità, se questa unità non fosse persona, si annullerebbe
Il dialogo come tale. È l’essere persona di questa unità che lo perpetua nell’eternità. Lo Spirito è quindi la persona in quanto unità, e l’unità in quanto persona. Lo Spirito è la comunione che Dio dona a se stesso e nel quale si dona. Ne consegue che ciò che viene dallo Spirito deve essere sempre unificante e comunicante.

2)    Il secondo nome attribuito alla terza persona della Trinità è Amore: anche questo è un nome attribuito a Dio come tale (1 Gv 4, 16). È sempre s. Agostino che facendo il confronto con i vv. 12-13 afferma: « Lo Spirito Santo, con quel che ci ha donato, ci fa dimorare Dio in noi: ma ciò lo fa l’amore. Egli stesso, lo Spirito Santo, dunque è Dio in quanto amore, e trova la conferma in Rom 5,5: « L’amore di Dio è stato diffuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato ». La caratteristica fondamentale di questo amore, e quindi dello Spirito, è il suo creare « dimora ». E creare dimora significa appartenenza, continuità, fedeltà, perseveranza. Lo Spirito quindi esclude la instabilità, la infedeltà, le evasioni.

3) Il terzo nome che designa lo Spirito è Dono. Il confronto di Gv 4, 7-14 con Gv 7, 37-39, confermato da 1 Cor 12, 13 rivela lo Spirito come Dono di Dio, paragonato ad una sorgente di acqua viva che estingue la sete dell’uomo. Lo Spirito è da sempre e per sua natura Dono di Dio, di Dio in quanto donantesi, in quanto elargizione di sè. In questo suo essere « do-num » e « datum » è insita la ragione intrinseca della creazione e della storia della salvezza e in primo luogo di quest’ultima, cioè del pieno donarsi di Dio, che appare quindi come la ragione intima della creazione. In questo modo la riflessione su Dio riporta a scoprire il senso ultimo della storia e dell’uomo: quello di essere manifestazione del dono di Dio che crea e ricrea la vita.

Per la riflessione

La vita nello Spirito, cioè la vita spirituale, deve riflettere le caratteristiche di comunione, di amore e di dono. Divisioni, incostanze, egoismi che intessono la nostra vita contrastano con l’effusione dello Spirito avvenuta in noi attraverso i sacramenti.
Lo Spirito è comunione e unità (Ez 37; Atti 2, 1-11).
Lo Spirito è Amore che prende dimora presso gli uomini (Esodo 13, 17-22; 33, 12-17; Le 1, 26-38).
Lo Spirito è dono di vita nuova (Gen 1, 1-2; 2, 7; Gv 3, 1-21; 4, 7-15).

LO SPIRITO DI CRISTO

1 ) La ritrosia a parlare dello Spirito Santo nasce spesso dalla paura di doversi addentrare in una speculazione di tipo intellettuale e senza un concreto aggancio all’esperienza. Questo perché non si ha il coraggio di prendere sul serio nelle sue implicazioni il mistero della Croce. In Eb. 9, 14 si afferma che Cristo offrì se stesso a Dio per noi « in forza dello spirito eterno » e Rom 8, 32 afferma: « Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi ». Il verbo che Paolo usa significa donare completamente, abbandonare. In questo contesto allora acquistano un significato più profondo le parole di Gesù in croce: « Padre nelle Tue mani affido il mio spirito » e « Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ». Il mistero della Croce è il Padre che nella sua fedeltà ad essere il Dio con noi, si dona nel Figlio, divenuto carne e peccato (abbandono) e che a sua volta si dona completamente al Padre. Questo dono non è altro che lo Spirito e l’evento della Croce non è altro che il mistero trinitario nella sua dinamica di donazione inserita nella storia. Per questo attraverso la Croce l’uomo non è più solo (abbandonato), ma inserito in questo processo divino di autodonazione che lo salva dalla sua solitudine e dalla morte.

2) Se la Croce è il vertice di questa donazione, tutta la vita di Cristo rivela la presenza dello Spirito. L’incarnazione è « opera dello Spirito Santo » (Mt 1, 20). Nel Battesimo al Giordano lo Spirito scende su di Lui, è ancora lo Spirito che lo spinge nel deserto per essere tentato, dallo Spirito è guidato nella sua vita pubblica (Le 4, 14; 10, 21; Mt 12, 28). Cristo ci è dato nello Spirito e in Lui dimora lo Spirito. Per questo Cristo è anche Colui che dona lo Spirito, il mandante dello Spirito (Gv 14, 15-26; Gv 20, 21-22); è quindi sempre nella dinamica Trinitaria di donante (Padre), donato (Figlio) e di donazione (Spirito Santo) che si coglie il mistero di Cristo e della sua presenza in mezzo a noi.

3)    L’esperienza di Cristo deve essere anche l’esperienza del cristiano: come Cristo dona totalmente se stesso guidato dallo Spirito e in questo donarsi si manifesta lo Spirito di Dio così anche il cristiano sperimenta e manifesta lo Spirito che gli è stato dato nel donarsi completamente agli altri. Lo Spirito lo si « conosce » attraverso questa esperienza di donazione: nella misura in cui noi consoliamo, sperimentiamo il Consolatore, nella misura in cui aiutiamo gli altri sperimentiamo il Soccorritore, ecc. Consolate e sarete consolati, date e vi sarà dato, superate voi stessi per andare verso gli altri e sarete superati da Dio stesso: questa è la legge fondamentale per « conoscere » lo Spirito di Cristo.

L’esperienza dello Spirito ha sempre a che fare qualcosa con il nostro rapporto dinamico con il Padre e con il prossimo attraverso il Cristo; in quanto dinamismo di Dio, lo Spirito Santo è la realtà portante che è insita e incombente su questo nostro rapporto. Lo Spirito, il dinamismo divino, ha qualcosa a che fare con ogni rapporto « io-tu » che costituisce il « noi »; è il costituente il « noi » in ogni rapporto, col prossimo, con il collega di lavoro, con gli sposi, con i vicini, con la comunità, con l’umanità intera.

Per la riflessione

—    Se vogliamo fare comunione con Dio e con gli altri occorre affidarsi allo Spirito che abita in noi. Ogni dono di amore, di unità, di comunione è frutto dello Spirito e non delle nostre capacità. Riflettendo sulla nostra storia possiamo scoprire quanto tutto ciò sia vero.
—    Nei discorsi di commento riportati da Gv 14-17 appare evidente l’esperienza dello Spirito in Cristo come comunione e intimità col Padre.
Al tempo stesso scopriamo il dono dello Spirito in noi che crea questa intimità e unità con Dio e con gli altri (in particolare Gv 14, 15-26; 15, 26-27; 16, 4-15; 17, 21).

LO SPIRITO PRIMO DONO AI CREDENTI

1) Lo Spirito di Dio opera ovunque nella natura e nella storia: ma è particolarmente presente là dove natura e storia tendono oltre se stesse, là dove sorge la novità. Questo vale soprattutto per il cristiano definito da San Paolo l’essere guidato dallo Spirito (Rom 8, 14). Lo Spirito infatti ci mette sempre, in ogni istante, a disposizione di Cristo, uomo nuovo, nella sua dinamica di novità. È per mezzo dello Spirito infatti che veniamo conformati a Cristo per accedere al Padre (Gal 4, 6; Ef 2, 18; Rom 8, 16 ss).
È ancora per mezzo dello Spirito che viene ad essere esaudita l’aspirazione più intima del nostro essere umano, la nostra originalità ed identità, per il fatto che, nati da Dio, diventiamo figli di Dio a sua immagine e somiglianza. Questo farsi presente di Cristo attraverso lo Spirito non avviene in un modo passivo e uniforme ma nella fecondità della libertà. « Il Signore è Spirito, e dove c’è lo Spirito del Signore c’è la libertà » (2 Cor 3, 16-18).
Per questo lo Spirito è il primo dono ai credenti.

2) Lo Spirito quindi opera in noi questa azione di rigenerazione che, nel Battesimo in Cristo morto e risorto, ci libera dal peccato per la santificazione. Questo processo si attua in noi con una lotta che trova il suo fondamento nella « convinzione » (Gv 16, 8) operata dallo Spirito che dichiara vuote le nostre esigenze egoistiche, dettate dalla « carne ». Proprio in questa lotta è il segno della presenza dello Spirito in noi: lo Spirito è assente quando smettiamo di lottare, non quando qualche volta perdiamo. Questa lotta è ciò che nel Vangelo viene chiamato « prendere ogni giorno la propria croce » che non è sopportare dolori e sofferenze che ci vengono contro la nostra volontà ma è intraprendere con la forza dello Spirito questa guerra contro l’orgoglio, la vanità e l’egoismo.

3) Ha quindi un duplice aspetto la presenza dello Spirito in noi: quello del suo prendere dimora che rende presente in noi il Figlio e il Padre e quello della trasformazione che il Suo dono opera nel nostro essere. Tutto ciò fa di noi un essere « spirituale » che tende alla pienezza di Dio, coinvolgendo in questo cammino ogni nostra facoltà, ogni nostra azione, ogni nostra riscossa. Questo processo, che trova nello Spirito la propria origine e il proprio alimento, è quello che nella tradizione è inteso con i doni dello Spirito Santo. Nel numero sette, più che un numero limitato e categorico quasi che l’azione dello Spirito avvenga per compartimenti stagni, occorre vedere il simbolo di una molteplicità indefinita, frutto dell’amore fecondo dello Spirito. La nostra trasformazione non è neppure opera meccanica e magica, ma frutto di un rapporto personale, scelto e voluto con fedeltà allo Spirito. In questa linea i sette doni dello Spirito Santo sono il frutto unico dello Spirito Santo (Gal 5, 22-25) che si differenzia in molteplici qualità. Nulla infatti è semplice e ricco come l’Amore che ci è dato nella sua inesauribile fecondità divina.

Per la riflessione

—    La nascita alla nuova vita che si realizza nel Battesimo (Rom 6; Gv 3, 1-21) ci inserisce in quella lotta (Rom 8) che ci porta alla libertà della vita spirituale (Gal 5, 17-24).
—    Dalla profezia di Isaia (11, 1-10) il frutto dell’effusione dello Spirito su ogni credente (Gioele 3) viene indicato con i sette doni, manifestazione dell’amore (1 Cor 13):
Sapienza: è il gusto di Dio e della sua Parola che si manifesta nella contemplazione. Prov 16, 16; Col 3, 3; Sap 6, 12-20; 7, 7-14; 7, 22-8, 1; 8, 2-8; 9, 1 ss.
Intelletto-, fornisce alla Sapienza l’oggetto proprio da amare e contemplare: Dio e il suo mistero d’amore Col 1, 9-10; 1 Cor 7, 32; Ger 20, 9; Le 24, 32.
Scienza-, dona la capacità di guardare al mondo con gli occhi di Dio (1 Gv 2, 15; Sap 13, 1-3; 13, 10; Salmi 8; 19; 148; Sir 17, 7-11).
Fortezza: ci rende perseveranti e saldi sul cammino di fede. Atti 6, 8; Mt 10, 22; Sai 18; Es 15, 2; Is 30, 15; 1 Cor 1, 26-28; 2 Cor 12, 10; Michea 3, 5.
Consiglio: ci rende capaci di giudicare con prudenza ciò che è giusto fare nelle circostanze concrete. Prov 8, 12-14; Rom 8, 26-27; Prov 3, 21-23; Sai 86, 11.
Pietà e Timor di Dio: sono il dono dell’amore filiale al Padre (Rom 8, 15) nelle sue esigenze di offerta totale. Rom 12, 1; Sir 1, 9-18; 2, 7-18; Prov 14, 26.
N.B. – Sui doni dello Spirito trovi un valido aiuto per la riflessione in A. Drago – Quando lo Spirito vive in me – Ed. Marietti.

LA CHIESA SACRAMENTO DELLO SPIRITO

1) È lo Spirito che dà inizio e guida la vita della Chiesa: la sua nascita, come pure il suo cammino e la sua crescita come comunità di credenti è opera dello Spirito (cfr. Atti). La Chiesa quindi non è concepibile se non attraverso l’esperienza dello Spirito mediante il quale sperimentiamo Gesù Cristo presente: è infatti il luogo dove si manifesta e si attua in modo privilegiato il dono di comunione. Per questo S. Paolo la definisce: « Dimora di Dio per mezzo dello Spirito » (Ef 2, 22). Alla luce del Concilio Vaticano II (Chiesa è sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità del genere umano) possiamo definirla « sacramento dello Spirito », cioè segno sensibile ed efficace della presenza e dell’azione dello Spirito. La vita spirituale del credente dipende da questa presenza dello Spirito nella Chiesa che attraverso la sua azione sacramentale trasmette questo dono.

2) Molto spesso si contrappone la CHIESA-istituzio-ne alla libertà dello Spirito quasi fossero antitetici: in realtà sono due aspetti diversi che manifestano l’unica azione dell’amore fecondo e immensamente ricco dello Spirito. Se è vero che le istituzioni portano il rischio, per la loro limitatezza e concretezza, di essere una minaccia alla libertà, è anche vero che sono un presupposto inderogabile per la libertà. Lo « scandalo » della visibilità e della concretezza attraversa tutta la storia della salvezza, da Abramo a GESÙ CRISTO e alla Chiesa.
Un’analisi attenta del nuovo testamento fa riconoscere questo legame tra lo Spirito e i gesti, i ministeri, le istituzioni della Chiesa. Lo Spirito infatti è legato ai sacramenti, ad alcuni gesti significativi (imposizione delle mani), all’annuncio della parola, al ministero degli apostoli, alla loro autorità, ecc.
Questo legame non è concepito in termini magici e cosificanti, ma in un rapporto in cui è in gioco l’incontro personale tra lo Spirito e la volontà del singolo credente; questi gesti ecc. non sono altro che uno strumento per questo incontro.

3) Il dono dello Spirito è dato al credente non solo per la sua giustificazione e santificazione ma soprattutto per la comunione. In questa prospettiva di servizio alla comunione assume tutto il suo significato l’altro aspetto dell’azione dello Spirito: quello di operare nella libertà dei suoi carismi. Questi doni non sono dati per la crescita spirituale del singolo ma unicamente per questo servizio: quando il credente si apre e si appoggia totalmente allo Spirito mettendo tutto se stesso a disposizione, lo Spirito lo « riempie » nella Sua potenza e attraverso i diversi carismi assume tutta la sua individualità per questo servizio che fa parte della natura stessa dello Spirito: quello di essere e fare comunione.
In questo modo chi è ripieno dello Spirito diventa strumento dello Spirito; è cioè chiamato con la originalità di tutta la sua personalità a collaborare con lo Spirito per creare la comunione.

Per la riflessione

—    Lo Spirito opera attraverso la vita della Chiesa e delle sue istituzioni. Atti 2, 38-31; 6, 1-7; 8, 14-17; 10, 44-48; 13, 2-4; 15, 28; 19, 1-6; Gv 20, 22-23; Ef 6, 17; Gal 3, 2-5; 2 Tim 1, 6-14; 1 Cor 10, 1-4.
—    L’opera dello Spirito Santo nella Chiesa a servizio della comunione è descritta da San Paolo in 1 Cor 12-14 nella sua varietà, nei suoi carismi e nei suoi fini. Cfr. anche Ef 4, 1-16; Rom 12, 1-8.

LO SPIRITO E IL MONDO

1) Definire la Chiesa Sacramento dello Spirito Santo significa sottolineare che la Chiesa è per sua natura in funzione di una realtà che la supera e di cui non può ritenersi l’unica depositaria. Questo apre la prospettiva della presenza dello Spirito nel mondo. La Chiesa è un segno che anticipa la sovranità di Dio, che un giorno dovrà comprendere la realtà tutta e che ora, ovunque, anche fuori indipendentemente dalla Chiesa sta segretamente venendo alla luce. La Chiesa deve essere attenta a cogliere quei « segni » che sono opera dello Spirito fuori dal suo campo visibile e nello stesso tempo dovrà essere un segno per il mondo, per aiutarlo a prendere coscienza di sè « nello Spirito » e a realizzare tale Spirito di libertà e di amore. È così chiamata a una responsabilizzazione universale che potrà essere vissuta unicamente in una vita che proviene dallo Spirito.

2) Riportiamo alcuni esempi di questa presenza e azione dello Spirito nella realtà umana:

Amicizia
L’amicizia è completa solamente quando gli altri contribuiscono, nell’amore e mediante l’amore, a unire gli amici l’uno all’altro.
Ci troviamo qui di fronte all’operazione specifica dello Spirito nella comunione dell’Amore. Tale è infatti il lavoro dello Spirito Santo nell’Amore Trinitario: unisce uno all’altro. Tale deve essere pure il nostro amore trinitario degli altri: unirli l’uno all’altro a forza di amarli. E ciò avviene tanto più facilmente quanto più sono nostri amici: l’Amore del Padre che salva si prolunga così nell’Amore dello Spirito che porta a compimento l’Amicizia.
Il Padre a forza di amare il Figlio, lo consegna nelle mani di tutti coloro che essi amano: e se costoro ricevono il Figlio, l’amore salvifico del Padre e del Figlio si trasforma in essi in un amore in cui la sofferenza redentrice cede il posto alla gioia dell’amicizia dello Spirito: è questa che d’ora in poi, a forza di amare, essi porteranno agli altri, e gli amici vedranno la loro amicizia resa più piena dall’amore che gli altri portano loro. Tale è nella comunità delle Tre Persone l’amore delio Spirito, il quale non cessa per questo di essere amore del Padre nella sua origine, e amore del Figlio nel suo uscire dal Padre e nel suo ritorno verso di Lui.
Da E. Van Broeckhoven – Diario dell’amicizia – Jaca Book.

Matrimonio
Si legge in Ef 5, 25 « Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei ». Qui si presuppone che nel noi duale dei coniugi possa manifestarsi l’autosuperamento nel Cristo, e che quindi i due debbano vivere in una armonia vicendevole e priorale. Non si tratta assolutamente di un puro confronto fra due rapporti, bensì dell’esigenza di far apparire fenomenicamente nella dualità matrimoniale la donazione che Cristo ha fatto di se stesso alla Chiesa (lo Spirito Santo). Il noi duale della nuzialità trova la sua espressione più viva in una « terza persona », nel figlio che proviene dall’atto quanto mai comune dei genitori. Egli perciò non è mai esclusivamente mio o tuo, ma sempre nostro (Muhlen – « Esperienza sociale dello Spirito » in Riscoperta dello Spirito – Jaca Book).
Il matrimonio che unisce con un vincolo indissolubile due esseri umani, attinge allo Spirito Santo questa forza di unione. Lo Spirito d’Amore trasforma con la sua potenza divina un amore che altrimenti resterebbe puramente umano, e di conseguenza debole e fragile; procura a questo amore costanza e stabilità, al di sopra delle tempeste della vita.
Egli è il dono, fa sì che l’uomo e la donna si diano reciprocamente l’uno all’altro, con sincerità e generosità. Egli, che è espansione ininterrotta di amore divino conferisce all’amore del matrimonio la fecondità, diffondendo, con la trasmissione della vita fisica, la vita spirituale in altri esseri. Egli crea il clima di amore del focolare.
Egli, che in Dio è la Comunione del Padre e del Figlio, attua l’unione reciproca degli sposi e rende la famiglia umana « immagine » della Trinità. Da J. Ga-lot – Spirito d’amore – Vita e Pensiero.

Natura
Lo Spirito di Dio crea e sostiene la vita della natura (Salmo 104, 30; Eccle 3, 19-21) e in particolare la vita dell’uomo. (Giob 33, 4; Gen 2, 7; 6, 3; Is 42, 5).
Lo Spirito è così nel profondo della vita dell’uomo che certe volte ci sentiamo sull’orlo del panteismo. Giobbe dice che ha lo Spirito di Dio nelle sue narici (Giob. 27, 3). Ciononostante, nella sua immanenza questo Spirito rimane rigorosamente sovrano e trascendente.
Non possiamo disporre dello Spirito dentro di noi. Dio dà il suo Spirito ed anche lo toglie, nel qual caso uomo e natura periscono (Giob 34, 14-15). Lo Spirito di Dio ispira anche la cultura dell’uomo. Il Vecchio Testamento lo associava con l’agricoltura (Is 28, 23-29), con l’edilizia (Es 31, 2-5), con il governo dei popoli (Num 11, 16-17; Is 45, 1-5), ecc…
In genere tutta la reggenza del genere umano è il dono dello Spirito di Dio (Giobbe 32, 6-9). L’azione particolare dello Spirito nel Nuovo Testamento è presentata come restaurazione e compimento della sua opera nella creazione e perciò descritta in termini presi a prestito dalla sua opera nella creazione come « nascita, rigenerazione, nuova creazione… ». Perciò siamo incoraggiati a scoprire le sue tracce con gioia e gratitudine in ogni luogo del nostro mondo creato…
Il famoso inno medievale « Veni Creator Spiritus » è una eccellente espressione dell’unità dell’opera dello Spirito nella creazione e nella redenzione ». H. Berkhof – La dottrina dello Spirito Santo – Jaca Book.

Tecnica
« Che cos’è la tecnica? In genere la si può interpretare come un processo cosmico, in cui l’uomo trasforma la natura per i suoi scopi e la riduce al suo servizio… Le forme preesistenti della sfera inorganica e organica, di quella psichica e intellettiva-sociale sono scomposte dall’azione della tecnica nei loro elementi e funzioni elementari, per generare da esse, in conformità a leggi matematiche o attinenti ad altre teorie della possibilità, nuove strutture che possono servire alla finalità umana meglio delle originarie e naturali…
Come il rapporto uomo natura, così anche quello fra uomo e uomo viene coinvolto alla radice e trasformato da questo processo: si profila una nuova struttura della società. L’esplicazione della tecnica esige, infatti, la creazione di professioni e funzioni nuove, esige una sempre progrediente specializzazione della società: solo con una preparazione perfetta e una collaborazione e-sattamente armonizzata si potrà far fronte ai compiti della evoluzione tecnologica. Ciò si palesa nella scienza, nella cultura, nella economia, nella politica, ecc…
Il processo planetario di cui si è detto, si articola, nelle sue tendenze determinate dalla tecnica, come una sempre più ampia differenziazione entitativa, volta a una tanto più profonda unità e integrazione, al fine di attingere ad una realtà sempre più ricca e piena, la realizzazione antica del mondo.
Senonché ogni molteplicità, essenzialmente ordinata e volta all’unità, presuppone un adeguato principio unificante e dinamizzante…
Esso comprende e trascende tutte le sopracitate variazioni e forme espressive di « spirito », dallo spirito di una comunità umana-personale a quello di un paesaggio e a quello della struttura e unità del cosmo.
E qui è dato cogliere lo « spirito dell’essere in assoluto », quello che fa emergere tutte le componenti della realtà complessiva per muoverle ed immetterle in una unità universale »…
(H. Beck – Spirito e tecnica – Jaca Book).

3 ) Da questi esempi e da altri innumerevoli che fanno parte del nostro quotidiano si avverte l’importanza di saper cogliere i « segni » della presenza e della azione dello Spirito, che soffia dove vuole.
« Lo Spirito è necessario alla vita. Senza di Lui tutto sprofonderebbe nel nulla e verrebbe inghiottito nel caos. È in questa presenza dello Spirito che Dio agisce nel mondo…
La salvezza di Dio è quindi disposta a gradi: il mondo come cosmo, ordinato e tenuto in movimento dallo Spirito, racchiude l’umanità, il cui carattere sociale ha bisogno della santificazione, ed entrambi sono imperniati sul rinnovamento dell’uomo, sulla rinascita di un uomo ora capace di agire in modo libero, di plasmare la realtà ».
(G. Sante – La Chiesa luogo dello Spirito – Queri-niana).

N.B. – È interessante conoscere il movimento dei gruppi di rinnovamento carismatico che stanno portando alla Chiesa e al mondo intero un soffio di vita nuova, frutto della loro totale disponibilità allo Spirito.
(Cf. Rinaudo -1 gruppi di rinnovamento carismatico -LDC),

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